Situato nella cornice bizzarra e vivace del quartiere di Kreuzberg si trova il Jüdisches Museum. Il museo raccoglie duemila anni di storia della cultura ebraica, e si estende su due edifici.
In origine aveva sede nella Oranienburger Straße, ma venne chiuso dai nazisti nel 1938. La prima fase di riapertura fu una mostra di storia ebraica tenuta a Berlino nel 1978, ma bisognò aspettare fino al 1999 perché al museo fosse riconosciuta autonomia formale.
Una scala e un sentiero collegano due edifici, simboleggiando il collegamento tra le culture ebraica e tedesca. Due aree di grande importanza nel museo sono il Giardino dell'esilio e la Torre dell'Olocausto. Il giardino dell'esilio è raggiungibile dall'asse dell'esilio, è un'area circondata da una fitta cerchia di 48 colonne, da cui non si vede l'esterno (il 1948 è l'anno di nascita dello stato di Israele) e una colonna centrale che rappresenta Berlino (riempita di terreno proveniente da Gerusalemme). La Torre dell'olocausto è posta alla fine dell'asse della morte. Si tratta di una struttura angusta e chiusa: vuota, buia e non climatizzata. Viene illuminata solo dalla luce del giorno che penetrata da una feritoia posta sulla sua sommità. Il chiaro significato simbolico è la condizione degli ebrei deportati.
Il museo è inoltre pieno di statue e sculture d'arte moderna e contemporanea, con molte installazioni, oltre che testimonianze e altri documenti che ricordano la storia degli ebrei, in particolare quella che li lega alla germania del nazismo.
"In questo complesso è tangibile l'atmosfera dell'olocausto, dal freddo acciaio che ricopre il museo agli innumerevoli elementi simbolici e dalle sue sculture".